lunedì 16 settembre 2013

Il corpo umano - Paolo Giordano



Secondo romanzo di Paolo Giordano dopo "La solitudine dei numeri primi". Si riscopre un autore maturato, che parla di temi senza tempo, come la guerra, dandogli una luce nuova, diversa. 
Ebbene si, "Il corpo umano" parla della guerra, precisamente quella in Afghanistan, da un punto di vista differente rispetto a quello dei quotidiani : quello di chi la guerra la vive realmente, sulla sua pelle. 

Il romanzo non ha un narratore principale ma tre diversi personaggi che raccontano la propria storia, il proprio passato, intrecciandosi abilmente in quella che è la cornice del libro.
Troviamo il medico tenente Alessandro Egitto, distaccato da tutto, che cerca di rimanere il più possibile in Afghanistan per scelta, evitando i problemi familiari rimasti a casa.
Antonio Renè, il maresciallo donnaiolo, che parte per una missione di sei mesi lasciando solo un appartamento vuoto e nessuno ad aspettarlo.
Per finire ci sono i giovani uomini del plotone di Antonio Renè, alcuni alla loro prima missione, altri già soldati convinti. 

Tutte le vicende si svolgono nella base militare a pochi passi dalla zona di guerra, fra addestramenti, scherzi fra soldati, prese in giro e paura per quello che potrà succedere. L'autore descrive le vite dei soldati tenendo molto conto di quello che hanno lasciato a casa, di quello che sono. Ognuno ha una vita, ognuno è una persona, ognuno è una storia, che va raccontata e non sommersa in questo grande calderone chiamato guerra. Interessante come Giordano metta in luce un tema ancora poco discusso, la discriminazione delle donne all'interno dell'arma.


La storia ha una parte iniziale di descrizione dei personaggi e dei loro trascorsi, dei luoghi e delle vicende alla base. Successivamente c'è un punto di rottura dove i protagonisti si trovano ad affrontare una missione in terreno di guerra in cui a causa di un attacco morirà uno dei soldati. Questo momento fa riflettere tutti i personaggi sulla loro vita, su ciò che sono e su quello che saranno una volta tornati. In questa parte della storia viene dato molto spazio ad Antonio Renè e al suo rapporto con la vedova del soldato mancato in guerra.
Giordano è molto abile nel farci trasportare nella vita di un soldato in una base militare, spiegando ogni sfaccettatura e creando una bella storia, al punto da sentirla molto vicina a noi. Il romanzo ci fa capire che non bisogna scappare dai problemi, ma affrontarli, anche se si ha paura, perfino più  di una guerra. La paura è l'unica cosa che ci rende umani e uguali fra noi. La paura, che ha varie sfaccettature e non tutti l'affrontano allo stesso modo. Chi chiudendosi in se stesso, chi gasandosi per la battaglia che verrà, chi credendosi superiore agli altri, chi semplicemente riflettendo su se stesso. L'unica altra cosa più forte di una guerra o della paura stessa è l'amore. Quello per i famigliari, per una moglie a casa, per una persona conosciuta online, per una sorella.
Qualsiasi cosa, sapendo che potresti morire domani, diventa importante e assume significato. 

Ho trovato questo libro affascinante e molto patriottico. Ci fa capire cosa i soldati stanno passando, argomento che spesso dimentichiamo travolti dai nostri problemi. Pone un dubbio importante sulla guerra e sugli uomini che la combattono, come spesso chi è al vertice pensi con superficialità al destino di chi combatte. Nella guerra come nella vita di tutti i giorni. 

mercoledì 11 settembre 2013

L'inganno della morte - Guglielmo Scilla


"L'inganno della morte" è un romanzo, o meglio, il primo romanzo dell'esordiente Guglielmo Scilla. Ha iniziato la sua carriera dal web, precisamente su you tube, con dei video  irriverenti sulla società di oggi, ma di grande contenuto. Ha pubblicato "10 regole per fare innamorare" da cui è stato tratto un film di cui è Scilla uno degli interpreti. 
Se bisogna trovare una parola per questo romanzo direi "Sorprendente". Un po' per l'autore, un po' per come si presenta il libro in se (un tascabile con in copertina una bambola scheletro), non ti aspetteresti mai un impatto del genere. Dico "un po' per l'autore" non perché non apprezzi lo stile di Scilla, ma perché visti i suoi precedenti non ti immagineresti un libro di questo calibro, che personalmente ho trovato molto piacevole.

La storia narra di una ragazzino di sedici anni di nome Daniel che, nel luogo in cui trascorre solitamente le vacanze, si trova a dover affrontare la Festa delle Fiamme, un evento in cui nove ragazzi estratti a sorte si affrontano per la vittoria. questa è la prima parte della storia. Il paese descritto nella storia non è ben definito. Non si capisce se sia in Italia o altrove, dato che i nomi dei personaggi sono tutti stranieri, sebbene la descrizione del paese porterebbe a pensare a una tipica cittadina sul mare. La Festa delle Fiamme viene fatta per ricordare la storia di Tolomeo che aveva salvato il mondo dal buio, rimanendo segregato su una montagna a vita. Per cui ogni anno i nove prescelti si sfidano, ognuno con un vestito diverso rappresentante un animale, in memoria degli stessi che avevano aiutato Tolomeo. 
Il protagonista, Daniel, pur vestito da Bruco, ovvero l'animale che non vince mai la Festa delle Fiamme, riesce a strappare la vittoria. Incredibilmente, andando su una scogliera per festeggiare con gli altri partecipanti all'evento, scivola e muore.

Da qui inizia la seconda parte del romanzo. Daniel si ritrova magicamente in un nuovo mondo, quello che tutti chiamiamo "al di là", che non è proprio la rappresentazione della nostra idea di paradiso. E' la città dei morti, Dyuturna. Qua va fatto un complimento a Scilla che riesce a immaginare e a farla immaginare anche a noi questa ipotetica città post morte. Daniel verrà seguito da tre custodi, Dalach Oxilla e Curio, che lo guideranno inizialmente per il superamento delle Prove Ponderali, delle particolari prove che attestano che puoi lasciare Dyuturna e essere a tutti gli effetti "morto". Il protagonista si trovare a superare degli esami ben più grandi delle Prove Ponderali, che tireranno fuori il suo coraggio e metteranno in dubbio la sua stessa esistenza. 

Scilla riesce a sdrammatizzare l'idea di morte. Da una speranza di una vita vera, in una città, con qualcuno che ti guida in quella che sarà il tuo percorso dal momento della tua fine da essere umano. Riprendo l'aggettivo sorprendente in quanto riesce a trasformare un argomento solitamente triste o macabro in una storia a dir poco avvincente.  
Trovo in questo romanzo un accurata preparazione, o meglio, passione per i libri. Un misto fra J.K. Rowling e Susanne Collins, le due più grandi scrittrici del momento nel mondo fantasy, autrici rispettivamente di Harry Potter e Hunger Games. Un insieme di tanti stili che però funziona alla meraviglia. Consigliato a tutti, sopratutto ai ragazzi.